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Il vento: che cos'è, come si forma e quali sono i principali venti globali
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Il vento: che cos’è, come si forma e quali sono i principali venti globali

Il vento è una delle forze più distruttive del pianeta e può variare dal lieve fruscio delle foglie, a venti da uragano capaci di distruggere anche una casa.  Ma cos’è il vento e come si genera?
Mentre una massa d’aria calda sale, inizia a raffreddarsi e a distribuirsi nelle vicinanze per poi, una volta completamente raffreddata, ridiscende verso il basso. Alla base della colonna di aria ascendente si forma una zona di bassa pressione; al contrario dove l’aria scende verso il suolo si avrà una zona alta pressione.
Siccome l’atmosfera tenta costantemente di ripristinare il suo equilibrio, l’aria tenderà a muoversi dalle zone di alta a quelle di bassa pressione proprio come un liquido che tenta di colmare ogni cavità che incontra.
Questo moto che ne deriva è conosciuto come VENTO e può essere più o meno intenso in base al tipo di bassa o alta pressione che si generano e quindi automaticamente alla loro differenza di pressione o gradiente barico. Quanto più è elevata la differenza di pressione tra le due masse d’aria, più i venti saranno intensi.

La forza del vento si può “calcolare” anche senza bisogno di attrezzature (anemometro), grazie alla scala di Beaufort, un cartografo ed esploratore britannico, che ne descrisse gli effetti in 12 gradi:

I VARI TIPI DI VENTI GLOBALI
Nel globo abbiamo vari tipi di venti che influenzano l’intero clima mondiale. Eccone alcuni:

  • Corrente a getto o Jet stream: si origina quando ci sono forti venti alle alte quote a causa di significative differenze di pressione e temperatura. Questi venti si formano sui 9000/10500 metri d’altezza e possono raggiungere velocità superiori ai 300km/h. Quando questo flusso passa al di sopra di un territorio può essere il responsabile di eventi estremi, come le supercelle. D’inverno la corrente a getto, grazie ai maggiori contrasti termici fra le varie latitudini, è più intensa è va verso l’equatore, in estate, con temperature più uniformi, i getti si indeboliscono e vanno verso i poli.
  • Alisei: sono dei venti costanti e regolari che spirano nelle regioni tropicali (fra 30° lat. N e 30° lat. S) con direzione da NE a SO nell’emisfero boreale, da SE a NO nell’emisfero australe. I due sistemi di alisei sono separati da una fascia equatoriale di venti deboli e di calme equatoriali molto temute un tempo dai navigatori. Gli alisei sono generati principalmente dal forte riscaldamento della superficie terrestre lungo la zona equatoriale, che determina correnti ascendenti.
  • Monsoni: sono molte le zone del mondo ad essere soggette ai monsoni, ma i più importanti sono quelli in India e nell’Asia. Questi hanno origine quando in inverno, l’aria sulla Siberia si raffredda notevolmente producendo un solido anticiclone. Questo a sua volta attiva venti da sudovest sopra l’India fino all’oceano, dissipando le nubi e le precipitazioni. In estate l’anticiclone siberiano si indebolisce e viene sostituito da una zona di bassa pressione a nord dell’Himalaya. Così un forte flusso di aria calda ed umida viene aspirata dall’Oceano Indiano, incontrando poi le vette himalayane cosicché l’ulteriore ascesa forzata della massa d’aria produce forti ed estese precipitazioni. I monsoni ogni anno causano gravi inondazioni e vittime.
  • Il flusso zonale: sono delle correnti tese da ovest verso est, si hanno quando il fronte polare, ovvero la linea che delimita le masse d’aria polari e sub-tropicali, ha un andamento rettilineo, seguendo quindi i paralleli.
 Abbiamo quindi pochi scambi d’aria fra diverse latitudini rendendo le condizioni atmosferiche sempre uguali negli stessi posti. 
Si ha “zonale alto” quando la linea del fronte polare è relativamente alta e le perturbazioni interessano le zone dell’Europa settentrionale. In questo caso il Mediterraneo si troverà sotto copertura anticiclonica. 
Si ha “zonale basso” quando invece la linea di confine si sposta più a sud e quindi sull’Italia si susseguiranno le perturbazioni atlantiche.

LA COMPRESSIONE ADIABATICA

Un capitolo a parte lo dedichiamo alla cosiddetta “compressione adiabatica”. Essa è un fenomeno che si verifica in atmosfera quando una massa d’aria è costretta a scendere di quota poiché, incontrando strati a pressione più alta, la massa d’aria subisce una compressione senza scambiare calore con l’aria circostante e quindi si riscalda. Un esempio di compressione adiabatica è dato dal Föhn.
I cosiddetti venti di caduta o catabatici si formano solitamente in zone montuose o collinari e consentono all’aria che sovrasta i pendii di rinfrescarsi diventando più densa, per poi scivolare verso valle riscaldandosi rapidamente e rilasciando umidità. Questi venti particolarmente secchi possono essere da deboli a molto forti e durare giorni.

 

Articolo di: Veronica Adamuccio

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