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L’anticiclone europeo evolve in un blocco ad “Omega”, cause e conseguenze - Centro Meteorologico Siciliano
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L’anticiclone europeo evolve in un blocco ad “Omega”, cause e conseguenze

Ai più potrebbe fare anche piacere, ma di certo avere a che fare con un imponente blocco anticiclonico nel cuore dell’inverno non è proprio una bella notizia. Dopo una temporanea ripresa del flusso zonale la circolazione sinottica sull’area euro-atlantica continua ad essere da un nuovo imponente promontorio anticiclonico di blocco che dall’entroterra desertico algerino si estende fino al mar Baltico e all’ovest dell’Ucraina, assicurando condizioni di generale stabilità atmosferica in gran parte del vecchio continente. Relegando così il freddo e il gelo fra Russia europea, est della Bielorussia e Ucraina orientale. Molto probabilmente lo sviluppo di questa immensa ondulazione anticiclonica è da ricondurre pure alla lenta migrazione verso levante della fase di “MJO”, la quale avrà come primo effetto l’insorgenza di una struttura di alta pressione sub-tropicale fra l’Africa nord-occidentale, il Mediterraneo centro-occidentale e l’Europa occidentale.

analyza (3)Tale pattern climatico è all’origine dei campi anticiclonici che durante la stagione invernale invadono il Mediterraneo, mentre le avvezioni fredde di matrice artica si propagano sull’est europeo e la Russia. Nei prossimi giorni l’intensificazione della “MJO” agevolerà la formazione di importanti “forcing” tropicali nell’alta troposfera, i quali oltre a creare anomalie positive di geopotenziale fra il vicino Atlantico orientale e l’Europa centro-settentrionale, contribuiranno a costruire solidi promontori anticiclonici dinamici che si distenderanno fra l’Europa centrale e la Scandinavia. Solitamente, specie se in presenza di configurazioni di blocco ad “Omega”, lo scudo anticiclonico può essere “scardinato” sul bordo più orientale dello stesso, solo mediante affondi di masse d’aria molto più fredde che contribuiranno ad erodere, seppur in modo parziale, i margini del blocco anticiclonico, indebolendolo progressivamente con un abbassamento dei valori di geopotenziale.

z500_12Anche nei prossimi giorni, nonostante il temporaneo rinforzo del flusso perturbato principale in ingresso dall’Atlantico e l’approssimarsi sulle coste scozzesi di una nuova profonda saccatura, il tenace promontorio anticiclonico, pur traslando gradualmente verso ovest, posizionando i propri massimi di geopotenziale in quota fra Mediterraneo centro-occidentale, Spagna e Francia, continuerà a dominare lo scenario meteorologico su gran parte del continente, risaldandosi ulteriormente a partire dall’ormai imminente weekend. Proprio sul finire di settimana il prolungamento della saccatura atlantica a sud dei 40° di latitudine nord, supportata lungo il suo margine più occidentale da un ramo discendente del “getto polare” in uscita dalle coste del Canada orientale, favorirà più ad est una significativa pulsazione dinamica dell’anticiclone delle Azzorre, il quale si troverà costretto ad ergersi verso nord-est di latitudine, elongando un promontorio di natura dinamica in direzione delle Repubbliche Baltiche e della Finlandia, alimentato dal richiamo di aria piuttosto calda e umida, di origine sub-tropicale marittima, che dalle medie latitudini dell’Atlantico si espanderà fino al sud della Scandinavia, dove giungeranno isoterme particolarmente calde per febbraio, con valori prossimi ai +8°Calla quota di 850 hPa.

z500_81Flusso di aria calda d’estrazione sub-tropicale che alimenterà l’imponente figura anticiclonica pronta ad espandersi sul resto del continente, evolvendosi in un nuovo anticiclone di blocco destinato a dominare lo scenario meteorologico continentale per almeno due settimane. Almeno fino a quando fra la Scandinavia e l’Europa orientale non si verrà a scavare un nuovo “canale di aria particolarmente fredda”in grado di minarne i margini, costringendolo alla ritirata. Ma con molta probabilità occorrerà aspettare entro la fine del mese per vedere i primi segnali di cedimento.

 

L’anticiclone europeo evolve in un blocco ad “Omega”, cause e conseguenze

 

Articolo di: Daniele Ingemi

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