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L'inversione termica: quando in pianura fa più freddo che in montagna. Scopriamo di cosa si tratta
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L’inversione termica: quando in pianura fa più freddo che in montagna. Scopriamo di cosa si tratta

Vi siete mai chiesti come mai in località magari vicine tra loro si registrino temperature molto diverse, anche dell’ordine di 6 gradi in meno? 
Come tutti sappiamo generalmente la temperatura tende a diminuire con l’aumentare della quota, seguendo la classica legge fisica legata alla salita verso l’alto dei fluidi e dei gas caldi.
Bisogna anche ricordare che l’atmosfera non si riscalda solo per radiazione solare, ma anche per il calore che la superficie terrestre è in grado di irradiare, dando così origine alla convezione (fenomeno che abbiamo già affrontato nei precedenti articoli), in cui un massa di aria riscaldata vicino al suolo tende a salire verso l’alto essendo più leggera dell’aria fredda.
Salendo di quota la massa d’aria sarà sottoposta a minor pressione atmosferica, quindi si espanderà adiabaticamente raffreddandosi, generando un gradiente termico negativo (all’aumentare di quota diminuisce la temperatura). Per Gradiente Termico si definisce proprio il tasso di diminuzione della temperatura in base alla quota, che in condizioni normali si attesta intorno ai 0.6/0.8 gradi ogni 100 metri.

Questa regola però può subire non poche variazioni: per esempio in una colonna d’aria satura di vapore acqueo (umidità intorno al 95-100%) il gradiente termico tenderà quasi ad annullarsi. Questa circostanza è definita con il termine di “Omotermia”che si verifica spesso con l’entrata di aria più mite legata ad un fronte caldo. Il gradiente termico sarà invece massimo con l’ingresso di aria fresca/fredda associato a un fronte freddo.
Fatte queste premesse, in una situazione di “inversione termica” avremo quindi un gradiente termico che da negativo diverrà positivo.
Questo può avvenire in determinate circostanze: per esempio in una pianura o in una conca in inverno, luoghi che permettono facilmente al freddo di depositarsi, sia perché la durata del giorno è minore rispetto alla notte ed in secondo luogo perchè i raggi solari risultano più inclinati.
Occorre inoltre assoluta o quasi calma di vento, altrimenti il rimescolamento dell’aria causato dalla ventilazione non lascerebbe spazio alla formazione di questo strato di aria più fredda, e un cielo completamente sereno che permetta la rapida dispersione del calore accumulato al suolo.
Inoltre, la formazione o il dissolvimento di uno strato di inversione termica deve passare necessariamente attraverso la formazione di uno strato temporaneo di omotermia verticale. Molto spesso insieme a questo fenomeno avremo anche la presenza di estese foschie, nebbie o anche gelate.

 

Articolo di: Veronica Adamuccio

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