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CAMPI FLEGREI davvero a rischio eruzione? Nuovi scenari dopo le analisi
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CAMPI FLEGREI davvero a rischio eruzione? Nuovi scenari dopo le analisi

Dopo lo sciame sismico che ha interessato l’aria tra Bagnoli, Pozzuoli, Agnano e Solfatara lo scorso agosto, Il sistema dei Campi Flegrei ha di nuovo mostrato segni di disequilibrio. Da fine agosto ad oggi si sono verificati tre sciami sismici distinti. Si è passati da 49 terremoti al mese a 1118 terremoti al mese con magnitudo massima di 3.6 Richter con profondità massima che non supera 4 km. Le reti sismiche di monitoraggio nel mese di agosto hanno ancora rilevato deformazioni del suolo che confermano una geometria radiale di sollevamento compresi tra i 15 e i 30 mm/anno. Tuttavia lo scenario risulta mutato a settembre da quando la sismicità è notevolmente aumentata di frequenza ed intensità. Nella settimana tra il 18 ed il 24 settembre la frequenza è aumentata da 50 terremoti a settimana a 191 terremoti a settimana e tutti con frequenza intorno al 3.0 Richter.


Dalle 5.06 del 26 settembre il sistema ha registrato una nuova fase di disequilibrio iniziata con un sisma di magnitudo 4.2 avvenuto alle 3;35 Che ha costretto i residenti delle aree interessate a scendere in strada per la paura.

Questo tremore, associato al lento sollevamento del suolo è legato alla presenza del magma che rimane in profondità ma permette la risalita in superficie di gas ed acqua ad elevata temperatura che riscalda le rocce espandendole e dilatandole.

Allora cosa aspettarci ancora? È difficile al momento prevedere l’evoluzione del fenomeno perché ci troviamo in una fase di transizione in cui l’attenzione degli scienziati si è anche focalizzata sulle rilevazioni del condotto vulcanico attualmente otturato da magma solidificato ed integro. Gli scenari previsti sono due, come confermato anche dal professor Carlo Doglioni presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Un eruzione vulcanica legata alla risalita di magma o ancor peggio un’esplosione legata alla variazione di resistenza meccanica della roccia all’interno del condotto vulcanico.


Una crisi bradisismica anche di intensità superiore all’attuale che perduri nel tempo Esaminando la prima ipotesi gli aspetti da considerare sono molteplici tra cui la mobilitazione repentina di quasi 1 milione di persone che devono essere ricollocate, le vie di fuga costituite da stradine strette, un centro storico che non offre garanzie di stabilità e requisiti di sicurezza, lo stravolgimento di un tessuto sociale nell’area d’Italia più densamente popolata. L’ultima eruzione dei Campi Flegrei risale al 1538 ed ha provocato la formazione del Monte Nuovo, ma 40.000 anni prima un’altra eruzione di enormi proporzioni trasporto le ceneri fino alla Russia.

Al momento i dati a nostra disposizione non suggeriscono un’eruzione imminente per l’assenza di altri fenomeni precursori come l’assenza di grosse quantità di magma in superficie e il debole degassamento. La seconda ipotesi, al momento più accreditata dagli scienziati, e’ quella che la crisi bradisismica perduri nel tempo, anche anni con intensità sismica pari o superiore a quella attuale stimata non oltre 5.5 Richter. Generalmente si tratta di terremoti non caratterizzati da magnitudo elevate perché l’attività sismica legata alla presenza del vulcano è collegata a foglie di piccole dimensioni.


Tuttavia, al verificarsi di terremoti superficiali, a bassa profondità vengono particolarmente sollecitate le strutture degli edifici sottoposti nel tempo a tanti piccoli stress che possono renderli inagibili. E’ fondamentale dunque verificare costantemente la vulnerabilità e la staticità degli edifici. Questa seconda ipotesi prevede l’istituzione di leggi ad hoc come anticipato dal ministro Musumeci e prevede appositi fondi nei capitoli di bilancio per l’emergenza oltre ad interventi radicali e strutturali.
Creare inutili allarmismi confonde e quindi occorre conoscere per essere preparati a qualsiasi scenario. È questo lo scopo di una riunione Inter forze che si svolgerà a Napoli per Accelerare le procedure di aggiornamento di tutti i piani di protezione civile dei comuni.

 

Articolo di: Alfredo Geraci

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