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Conosciamo Acireale e il suo Carnevale. - Centro Meteorologico Siciliano
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Conosciamo Acireale e il suo Carnevale.

Per la rubrica “Conosciamo la Sicilia” oggi parliamo di Acireale. Comune della provincia di Catania con 50.399 abitanti. Sorge ad una altitudine di 102 m s.l.m.
Acireale è nota, in particolar modo, per il suo carnevale e per il barocco. Vicina all’Etna, comprende nel suo territorio una serie di borghi marinari dotati di porticciolo, ossia, da Sud a Nord, Capo Mulini, Santa Caterina, Santa Maria la Scala, Santa Tecla, Stazzo e Pozzillo. Il comune è stato costruito in un altopiano su di un terrazzo di origine lavica, chiamato la Timpa. Vi è anche una certa ricchezza di sorgenti d’acqua e di verde e la zona circostante è coltivata, soprattutto ad agrumi. Situato sulla Riviera dei Ciclopi, sul mar Ionio, nella Sicilia orientale, alle pendici meridionali dell’Etna.
Il nome della città deriva dalla mitologia greca, in cui vi era posto per un personaggio chiamato Aci. Questi era un pastore di cui si innamorò la ninfa Galatea, di cui a sua volta era innamorato il ciclope Polifemo che schiacciò il rivale sotto un masso, il nome della città ha subito dunque una lenta evoluzione: diventò Jachium sotto i bizantini, Al Yag con gli arabi e Jaci con gli spagnoli. Nel 1848 fu uno dei principali centri dei moti in Sicilia e nel 1860, dopo lo sbarco dei Mille, è stata la prima città insorta ad innalzare il tricolore in Sicilia.
Oggi è nota in particolar modo per il Carnevale di Acireale, tra i più famosi a livello nazionale, che attrae visitatori provenienti da gran parte d’Italia, data la presenza, accanto ai carri allegorico-grotteschi e ai gruppi mascherati in sfilata, dei carri infiorati, prerogativa tipica acese. Una curiosità, alla città è stato dedicato un francobollo nel 1997 e nel 2010 e una cartolina postale nel 1984. I suoi abitanti sono noti in siciliano con il demonimo di jacitani mentre in italiano sono detti acesi o anche acitani, festeggiano la loro santa protettrice Santa Venera il 26 Luglio.

Articolo di: Agostino Oliveri.