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INVERNO IN CRISI: quali le prospettive per il mese di GENNAIO? Possibili vie d'uscita?
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INVERNO IN CRISI: quali le prospettive per il mese di GENNAIO? Possibili vie d’uscita?

Il 2022 è stato un anno da record non solo per la Sicilia, ma anche a livello nazionale ed europeo, mai, infatti, si erano registrate temperature così elevate; si ricorda per esempio l’anomalia termica positiva di oltre 3°C a giugno in Sicilia, i 40°C di luglio in Francia e Regno Unito, l’Ottobre quasi estivo tra Francia e Nord Italia e in ultimo il dicembre secco e caldo al sud Italia. Il 2023 è iniziato con una sfilza di record sulla Mitteleuropa, dove si sono raggiunti i 19°C in pieno inverno. Anche in Sicilia il nuovo anno è iniziato in compagnia dell’alta pressione, anche se non si registrano più i valori termici delle scorse settimane; la pioggia e la neve continuano però a latitare in uno dei periodi più piovosi per l’isola.

In questo articolo cercheremo di stilare una previsione per il mese di gennaio, per stimare le tempistiche dell’arrivo delle prime piogge e del primo freddo del 2023.

Attualmente è possibile prevedere le dinamiche atmosferiche con una certa affidabilità fino all’8 gennaio, ragione per cui utilizziamo la simulazione deterministica di ECMWF dell’altezza di geopotenziale a 500 hPa e la temperatura a 850 hPa valida per la mezzanotte di venerdì 6 gennaio. L’alta pressione sarà ancora padrona del Mediterraneo, anche se un suo indebolimento favorirà l’inserimento di una blanda goccia fredda. I risvolti sulle condizioni meteorologiche saranno pochi, specie sulla Sicilia, anche se si osserverà un aumento della nuvolosità ed un ulteriore lieve calo delle temperature.

A partire dall’8 gennaio il comportamento caotico dell’atmosfera non ci permette più di andare ad usare una singola simulazione del modello ECMWF, ma cerchiamo di fare una previsione più affidabile basandoci sulla media di 50 simulazioni, che costituiscono i membri dell’esememble.

Da questo grafico, chiamato “spaghetti plot”, riusciamo a ricavare alcune importanti informazioni. Le simulazioni di ciascun membro dell’ensemble sono molto simili fino all’8 gennaio, data oltre la quale divergono in maniera apparentemente casuale.
Quello è il limite temporale oltre il quale è conveniente usare un approccio probabilistico al problema, piuttosto che deterministico.

Per fare una previsione oltre l’8 gennaio è quindi necessario visualizzare lo scenario o gli scenari che vengono proposti più spesso dai membri dell’ensemble, visualizzati con colori più scuri nel plot. Possiamo affermare che intorno all’inizio della seconda decade l’alta pressione lascerà spazio ad condizioni più variabili, determinate dal passaggio di perturbazioni atlantiche. A supportare questa affermazione c’è il grafico relativo alle temperature a 850 hPa (il primo in alto), che mostra le tipiche oscillazioni dovute al passaggio di fronti caldi e freddi, il grafico relativo alle precipitazioni (al centro), che ci suggerisce il probabile passaggio di fronti piovosi, e infine il grafico sull’altezza di geopotenziale a 500 hPa (in basso), che propone anch’esso delle oscillazioni.

E’ bene chiarire che l’affidabilità di questa previsione diminuisce in modo drastico rispetto a quella valida per il 6 gennaio. La diminuzione dell’affidabilità della previsione è graficamente osservabile nella divergenza degli scenari simulati dai membri dell’ensemble; la distanza tra di essi è chiamata spread ed è più semplicemente visualizzabile in questa mappa. In particolare, lo spread è grande quando le simulazioni dei membri dell’ensemble sono lontani dalla loro media.

Bene, superato l’orizzonte temporale dei 10/12 giorni decade la possibilità di fare una previsione giornaliera affidabile anche utilizzando la media d’ensemble. Per spingerci oltre il 15 gennaio e fino alla fine del mese è utile appoggiarsi sui prodotti dei modelli climatologici, che producono previsioni stagionali (inverno, estate…) o sub-stagionali (uno o due mesi). In questi casi conviene ragionare in termini di anomalie, cioè di discostamenti dalla media climatologica, in modo tale da prevedere la probabilità del verificarsi di un pattern freddo piuttosto che uno caldo, e su larga scalda, evitando le previsioni su scala più piccola di quella nazionale.

Vediamo le anomalie previste da ECMWF nella settimana tra il 16 gennaio e il 23 gennaio.

Le anomalie di geopotenziale a 500 hPa suggeriscono lo spostamento dei massimi dell’anticiclone in pieno oceano e tra la Russia e la penisola scandinava. Sul Mediterraneo non si osservano particolari anomalie, suggerendo il fatto che probabilmente il Mare Nostrum potrà essere sede dei tipici cicloni extratropicali.

Anomalie di temperatura a 2 metri che confermano quanto detto prima; correnti più miti verranno probabilmente avvettate verso il regno Unito dall’anticiclone sull’Oceano, mentre il freddo potrà farsi intenso sulla Russia. In generale il Mediterraneo pagherà lo scotto di un mese di dicembre e un inizio mese molto caldi, con anomalie positive ma non troppo pronunciate. Masse d’aria fredda che potrebbero spingersi verso la Mitteleuropa e il nord Italia.

Le anomalie sulle precipitazioni ci dicono che probabilmente sarà attivo un canale perturbato tra il Mare del Nord e il Mediterraneo, dove sono previste anomalie lievemente positive. Anomalie positive, quindi maggiori piogge, anche per i Balcani meridionali, dove probabilmente si fronteggeranno masse d’aria dalle caratteristiche diverse.

Settimana 23 gennaio – 30 gennaio

Sul finire del mese potrebbe tornare l’anticiclone sull’Europa, come mostrato dalle anomalie di geopotenziale a 500 hPa. Sul Mediterraneo potrebbe però persistere una circolazione orientale essendo sul margine sud-orientale dell’anomalia.
Tale ipotesi viene confermata dalle anomalie delle temperature a 2 metri: torneranno condizioni miti sull’Europa occidentale, mentre potrebbero verificarsi sortite più fredde tra i Balcani, l’Italia orientale e il mediterraneo occidentale.

Tesi confermata anche dalle anomalie di precipitazione: il regime orientale penalizzerà soprattutto il settore tirrenico e il nord Italia; piogge superiori alla norma sul Mediterraneo occidentale dove potrebbe svilupparsi qualche ciclone.

Andando su temi un po’ più tecnici, possiamo andare a vedere il grafico ensemble che mostra le velocità zonali (da ovest verso est) in stratosfera.
Vediamo che nella previsione stratosferica si possono raggiungere limiti di predicibilità maggiori poiché essa è un sistema decisamente meno caotico rispetto alla troposfera. Il vortice polare stratosferico è un vortice che si forma esclusivamente nella stagione invernale a causa della diminuzione della radiazione solare incidente, il principale driver della circolazione atmosferica planetaria. Il vortice polare è costituito da una forte corrente d’aria in rotazione antioraria, la quale separa l’aria molto fredda stazionante al polo e quella più calda sopra i tropici, impedendone il rimescolamento.
D’estate, invece, il vortice polare stratosferico non esiste, poiché ritroviamo deboli correnti orientali. In generale, la circolazione stratosferica è disaccoppiata da quella troposferica, ma durante alcuni inverni il vortice polare stratosferico può essere perturbato da meccanismi di propagazione delle onde di Rossby dalla troposfera, le quali trasportano momento e calore. Si possono così verificare dei Sudden Stratospheric Warming (SSW), cioè dei riscaldamenti improvvisi che nei casi più estremi possono raggiungere i 50°C; questi possono causare la bilobazione del vortice polare stratosferico ed innescare un meccanismo che si propaga verso la troposfera, dove potrebbero instaurarsi alte pressioni polari che determinano la discesa di masse d’aria molto fredde verso le medie latitudini.

Nelle prossime settimane non è previsto nulla di tutto questo, poiché quasi nessun membro d’ensemble simula una inversione delle correnti in stratosfera. Il vortice polare stratosferico, tuttavia, rallenterà nel corso delle prossime settimane, mostrando un SSW di tipo maggiore

 

 

 

 

 

 

 


Le dinamiche che porteranno ai possibili risvolti perturbati in sede Mediterranea esposti prima sono quindi da riferirsi esclusivamente alla troposfera, come mostra il diagramma di Hovmoller.


Infine, dando uno sguardo alla previsione d’insieme dell’indice NAO, che misura la differenza di pressione tra le Azzorre e l’Islanda, si nota come nelle prossime settimane si porterà su valori più bassi, proponendo quindi un rallentamento delle correnti zonali e favorendo qualche possibile rapido episodio freddo anche sul Mediterraneo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Articolo di: Giuseppe Visalli

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