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L'AUTUNNO che verrà: inquietanti segnali per una stagione dagli EVENTI sempre più ESTREMI
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L’AUTUNNO che verrà: inquietanti segnali per una stagione dagli EVENTI sempre più ESTREMI

 I dati a nostra disposizione certificano che quella del 2022 è stata un’estate che ha infranto tutti i record (negativi) sin qui registrati; dati per altro confermati dal CNR che lo ha certificato come l’anno più caldo e meno piovoso di sempre.

Il dato più significativo per la nostra analisi è dato dalla temperatura della superficie del Mediterraneo che quest’anno ha superato i + 31 °C di ben +7 °C rispetto alle medie; A fornirci questi dati sono i satelliti del progetto careHeat finanziato dall’Agenzia spaziale europea con il sostegno dell’ENEA e del CNR.

Se fino a qualche anno fa eravamo abituati ad estati trascorse in compagnia dell’Anticiclone delle Azzorre con temperature che raramente superavano i +32 °C adesso facciamo i conti con quello Africano più imponente e molto più caldo con temperature che hanno superano anche i +45 °C con conseguenze molto più gravi anche per la salute umana e l’ambiente (solo nel mese di luglio il tasso di mortalità per caldo è aumentato del 21%)


L’Italia è uno dei Paesi più delicati del mondo dal punto di vista idrogeologico
: poco più del 4% del territorio italiano si trova in un’area ad elevato pericolo di alluvioni, l’8,4% in uno scenario di pericolosità media, un altro 10,9% a pericolosità bassa. In totale, oltre due milioni di persone sono esposte a rischio elevato e 6,1 milioni a pericolo medio. (Rapporto Rendis 2020 di Ispra). L’Italia si trova, infatti, al centro di un’area, il Mediterraneo, considerata dagli scienziati un hotspot del cambiamento climatico.

E allora che autunno sarà ?

È già allarme per l’autunno che verrà – infatti più è calda la superficie del mare, più è l’energia accumulata e ceduta in atmosfera, il che avrà effetti negativi sulla potenza degli eventi atmosferici con conseguente formazione di cicloni mediterranei – Medicane.

Partendo da questo presupposto, considerato che queste anomalie non sono mai state registrate fin ora, certamente i fenomeni atmosferici “violenti” saranno sempre più frequenti, intensi ed imprevedibili. Trombe d’aria, forti raffiche di vento, uragani mediterranei, nubifragi particolarmente violenti e brevi con chicchi di grandine grandi quanto palline da tennis saranno fenomeni a cui dovremo abituarci rapidamente.

Preoccupa soprattutto la formazione dei Medicane, di cui oggi è impossibile prevederne la potenza, che impattando su territori densamente popolati potrebbero provocare ingenti danni economici e possibili perdite umane spazzando via tutto ciò che incontrano lungo il loro cammino.

Una prima anticipazione di ciò che potrebbe essere si è già verificata a partire dalla seconda metà di Luglio quando si sono riversate eccezionali quantità di pioggia con conseguenti allagamenti, frane, trombe d’aria che hanno scoperchiato case e capannoni e grandinate particolarmente violente che hanno messo in ginocchio l’agricoltura.

Dobbiamo quindi potenziare la capacità di adattarci rapidamente a questi cambiamenti improvvisi, repentini e violenti per impedire che eventi eccezionali si trasformino in disastri come quelli già accaduti.

Dietro ogni evento calamitoso, c’è quasi sempre la mano dell’uomo, l’incuria e l’abbandono del territorio, il mancato rispetto delle norme più semplici che disciplinano il rapporto costruzioni/paesaggio, la mancata attenzione verso un territorio già di per se molto fragile che presto o tardi ci presenta il conto. Dovremmo imparare dagli errori per non commetterli più in futuro …. perché solo se ci prendiamo cura del nostro territorio e ci leghiamo ad esso in un rapporto di simbiosi capiremo che la nostra esistenza dipende dal suo sfruttamento.

Occorre quindi un cambio di rotta ed investire molte più risorse ed energia nella prevenzione perché ottimizza il rapporto costi/benefici.

Purtroppo però la prevenzione è anche silenziosa e non ottiene lo stesso effetto mediatico e conseguentemente non crea “eroi” e “angeli”. È giunto allora il momento di “curare” il nostro territorio ognuno nel suo piccolo perché presto o tardi la natura si riprenderà i suoi spazi con la forza al costo di perdita di vite umane e distruzione di interi tessuti economici e sarà già troppo tardi.

 

Articolo di:  Geologo Alfredo Geraci

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