Questa prima parte dell’inverno meteorologico non è che sia stata particolarmente entusiasmante, nonostante le brevi avvezioni di aria fredda che la scorsa settimana hanno interessato le regioni settentrionali, favorendo l’avvento delle prime timide nevicate al piano di stagione su alcune regioni, come il Piemonte, l’Emilia e la Lombardia. Fortunatamente, da fine mese, si cominciano ad intravedere piccoli segnali di cambiamento, in previsione di una diminuzione degli indici “NAO” e “AO”, con una conseguente, seppur temporanea, “meridianizzazione” del flusso perturbato principale che scorre al traverso dell’Europa centro-orientale.
In particolare subito dopo il giorno di Natale il flusso perturbato principale guadagnerà terreno verso latitudini più meridionali, rallentando temporaneamente, con lo sviluppo di grandi ondulazioni che andranno a plasmare il flusso sinottico sul vecchio continente, verso una intensificazione degli scambi lungo i meridiani. Questo nuovo riassetto della circolazione atmosferica potrebbe, proprio a fine anno, favorire l’apertura di “canali di aria fredda” che dalle latitudini artiche, in modo particolare dalla Lapponia e dalle coste artiche russe, si propagheranno in direzione delle Repubbliche Baltiche e della Russia occidentale, con l’arrivo di un nocciolo di aria particolarmente fredda a 850 hPa, con isoterme prossime ai -10°C -12°C. Parte di questa massa di aria molto fredda, con l’avvento del 2019, nei primi giorni di gennaio, poi rischia di piombare sulle pianure e i bassopiani dell’Europa orientale, dall’Ungheria, con coinvolgimento degli stessi Balcani, fino all’Ucraina, tendendo a “canalizzarsi” lungo il bordo più orientale del promontorio anticiclonico azzorriano, in fase di nuovo riassetto sull’Europa centro-occidentale, con dei massimi barici al suolo pronti a posizionarsi a ridosso delle Isole Britanniche. Insomma, entro fine anno, ma soprattutto con i primi giorni del 2019, molti paesi dell’est, dopo il clima mite e l’assenza di neve, si troveranno a fare i conti con il ritorno del gran freddo e persino del gelo.
Con la “meridianizzazione” del flusso perturbato principale l’incremento dei flussi di calore nei medi e bassi strati (aria calda che sale di latitudine spostandosi lungo i meridiani), secondo le ultime proiezioni proposte dai simulatori numerici, agevolerebbe lo sviluppo di un intenso “forcing” troposferico, proprio al traverso dell’Europa centro-occidentale, con una conseguente pulsazione dinamica dell’anticiclone europeo, il quale proverà ad ergersi in direzione della penisola Scandinava. Fino ad oggi pero dettare una linea di tendenza sull’orientamento dell’asse di questo promontorio anticiclonico è francamente impossibile, visto la bassissima precidibilità e l’indecisione (sacrosanta visto le scadenze temporali) dei principali centri di calcolo internazionali. Peraltro pure l’altezza dei geopotenziali in area mediterranea rendono la previsione molto inaffidabile, sia con l’anticiclone che con una possibile influenza fredda dal primo quadrante.
Ciò non toglie che anche a fine mese, malgrado la fortissima invasività dell’anticiclone europeo, non mancheranno delle “sorprese” (possibili “retrogressioni” verso i Balcani?) riguardo la traiettoria, ma soprattutto i veri “obiettivi” di questa ondata di freddo che si preparerà a riportare freddo, neve e gelate su una larga fetta del vecchio continente. Di certo c’è che qualcosa di importante comincia a bollire in pentola, anche se l’atmosfera continua e continuerà a rimanere “indecisa”, propinandoci diverse soluzioni. Non resta che attendere gli sviluppi con i prossimi aggiornamenti dei grandi centri di calcolo internazionali subito dopo Natale.
Articolo di: Daniele Ingemi
Qualcosa “bolle in pentola”: dal 2019 il gelo verso l’Europa orientale, quali prospettive?
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