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Situazione meteo “bloccata”, tutta colpa del ricompattamento del VORTICE POLARE stratosferico
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Situazione meteo “bloccata”, tutta colpa del ricompattamento del VORTICE POLARE stratosferico

Siamo arrivati a novembre, ma al momento l’autunno si terrà ancora lontano dall’Europa e dal Mediterraneo. La situazione meteorologica, pertanto, continuerà a rimanere bloccata, in una lunghissima fase di stallo, caratterizzata da un imponente anticiclone di blocco destinato a dominare lo scenario meteo/climatico su gran parte del vecchio continente, inclusa l’Italia e l’area del Mediterraneo.

Tutto merito dell’ulteriore ricompattamento del vortice polare stratosferico in sede artica sta già comportando una intensificazione delle umide correnti zonali alle medio-alte latitudini, con la ripresa di un alto indice zonale e la rigenerazione del ramo principale del “getto polare”, con diversi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”), specie fra la Cina, il Giappone, il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale. La vasta circolazione ciclonica va ad intensificarsi alle alte latitudini, con lo sviluppo di profondi cicloni extratropicali colmi di aria gelida d’estrazione artica in costante invorticamento. Ciò dovrebbe inibire l’avvento di importanti ondate di freddo verso la fascia temperata, mentre l’aria gelida rimarrà confinata oltre il circolo polare artico e le alte latitudini, interessando principalmente il Canada, la Groenlandia, la Lapponia e la Siberia settentrionale.

Quando il vortice polare tende a rafforzarsi una profondissima circolazione depressionaria principale colma di aria gelida artica, si attiva sopra il mar Glaciale Artico, a cui si associano altre aree cicloniche secondarie che rinvigoriscono importanti figure di bassa pressione, come la famosa depressione semi-permanente d’Islanda o la depressione delle Aleutine. Si viene così ad innescare un intenso “gradiente barico orizzontale” e di “geopotenziale”, fra le latitudini artiche e quelle temperate, che va a rinvigorire il ramo principale del “getto polare” che scorre sull’intero emisfero, con i relativi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”) localizzati nelle aree di massimo “gradiente di geopotenziale” fra alte e medie latitudini. Un vortice polare compatto, sia in sede stratosferica che in troposfera, generalmente rafforza sensibilmente il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 50° parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che vengono prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” che si attivano fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico orizzontale” tra le latitudini artiche e l’area temperata.

In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul nord Atlantico, si vengono ad instaurare delle vaste aree con valori di geopotenziali in quota estremamente bassi, in grado di produrre dei formidabili “gradienti di geopotenziale” che alimenteranno ulteriormente il ramo principale del “getto polare”, imprimendogli forza e velocità. Questo forte “gradiente di geopotenziale” in quota, che si verranno ad innescare fra i territori della Siberia orientale e la Cina centrale, attiverà possenti “Jet Streaks” che dal Pacifico occidentale, con massimi di velocità di oltre i 290-300 km/h alla quota di 250 hPa, si estenderanno molto velocemente sopra i cieli del Canada e degli USA settentrionali, prima di versarsi sull’Atlantico occidentale, inibendo i flussi di calore e le spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre. In sostanza, la presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” in quota, attivi fra l’Asia orientale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, con intensi “Jet Streaks” che si distribuiranno fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, tenderanno ad inibire lo sviluppo delle onde troposferiche, in grado di ergersi fino alle latitudini artiche e intaccare dall’interno la figura del vortice polare troposferico, favorendone uno “split” completo di quest’ultimo. In tale contesto di elevata zonalita, le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, rimarranno confinate fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia), dove si inizia a presentare un invasivo “lobo siberiano” del vortice polare.

Eppure nonostante la presenza di un vortice polare potentissimo, che tende a ricompattarsi sopra l’Artico, a differenza degli inverni precedenti, quel che lascia ben sperare riguarda la presenza di un “lobo canadese” un po’ meno incisivo del solito, caratterizzato da valori di vorticità positiva tutt’altro che elevati, salvo periodi momentanei. Un indebolimento del vortice canadese generalmente si accompagna a temporanei rallentamenti di velocità del flusso principale perturbato in uscita dal nord America, con il conseguente sviluppo di importanti flussi di calore, in sede atlantica, che potrebbero agevolare le erezioni, oltre il Circolo Polare Artico, dell’anticiclone delle Azzorre, con la conseguente discesa di irruzioni di aria molto fredda (sia di tipo marittima che continentale), da settimane accumulata fra il mar di Groenlandia, il mar di Norvegia e il nord della Scandinavia, pronte a piombare verso il sud dell’Europa e il bacino del mar Mediterraneo. Ma prima di un radicale cambio di pattern bisognerà aspettare ancora a lungo, almeno fino alla fine del mese.

Articolo di: Daniele Ingemi

Situazione meteo “bloccata”, tutta colpa del ricompattamento del vortice polare stratosferico