Ora solare 2018: il 28 ottobre cambia l’ora, tutte le informazioni
Come ogni anno a fine ottobre le lancette degli orologi si spostano indietro di un’ora e l’orario torna ad essere quello “previsto” dal meridiano del fuso orario di riferimento. quest’anno il giorno del ritorno dell’ora solare sarà domenica 28 ottobre, alle tre della notte tra sabato 27 e domenica 28, infatti, le tre diventeranno le due. Si avranno quindi più ore di luce al mattino mentre farà buio prima la sera. L’ora solare resterà in vigore fino a domenica 31 marzo 2019, quando tornerà l’ora legale per l’estate. A fine agosto 2018 la Commissione europea ha rilanciato l’idea di abolire il cambio dell’ora due volte l’anno, in seguito alla consultazione con diversi milioni di cittadini europei. A differenza di quanto emerso in un primo momento, ogni singolo Stato potrà però decidere se adottare l’ora solare o l’ora legale, anche se il presidente Juncker ha detto che in futuro “dovrà essere l’ora estiva a divenire la regola”.
Ad ogni modo, i singoli Paesi avranno libertà di scelta. La competenza sulla decisione di quale fuso orario adottare è puramente nazionale: è oggi dei singoli Stati (tanto è vero che la Spagna adotta un fuso orario sfasato rispetto alla sua longitudine, in piena autonomia) e resterà dei singoli Stati anche domani.
“E’ sempre stata e rimane una decisione sovrana che ricade nella competenza di ciascun Stato membro”, ha detto il vice portavoce capo della Commissione Europea Alexander Winterstein, durante un briefing con la stampa a Bruxelles.
Il regime attualmente in vigore, con una direttiva Ue, mira solo a effettuare il cambio di orario in maniera coordinata tra i vari Paesi, per armonizzare la transizione dall’ora legale a quella solare e viceversa, minimizzando i contrattempi e gli intralci che comporta un cambiamento di orari non coordinato tra i singoli Stati, specie per il settore dei trasporti e per quello della logistica
Ma se ogni Paese deciderà per sé, quali sarebbero gli effetti di una situazione così disarmonica? Secondo un articolo del Fatto Quotidiano, che cita uno studio della stessa Commissione, “ci sarebbero maggiori costi per gli scambi transfrontalieri, inconvenienti nei trasporti, nella comunicazione e nei viaggi, oltre a un generale abbassamento della produttività nel mercato interno per beni e servizi”.
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