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Bruciano le conifere della Siberia: il fumo si spinge fino all’ARTICO, si spera nella pioggia
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Bruciano le conifere della Siberia: il fumo si spinge fino all’ARTICO, si spera nella pioggia

Mentre le pianure e i bassopiani della Russia europea stanno facendo i conti con una avvezione di aria fredda, d’estrazione polare marittima “continentalizzata”, che ha fatto scendere i termometri su valori al di sotto dei +10°C fino alla Russia centrale, dall’altra parte degli Urali una larga fetta dell’immenso territorio siberiano continua ad essere interessato da temperature molto elevate e siccità. Un mix esplosivo che purtroppo contribuisce ad alimentare una serie di devastanti incendi che stanno bruciando migliaia e migliaia di ettari di conifere. Specie nell’area a nord del fiume Lena e in Jacuzia, dove la densa coltre di fumo sprigionata da questi enormi roghi è ben visibile pure dallo spazio.

67653231_10157527954838118_2104856204961382400_nParte del fumo prodotto dagli incendi che continuano a divampare fra la Siberia orientale e l’Alaska, sotto la spinta dei venti meridionali nei medi e bassi strati, è riuscito a raggiungere la regione artica, a latitudini elevatissime. L’immagine del satellite europeo Copernicus Sentinel-3 dà l’idea delle dimensioni del fenomeno. Le colonne di fumo acre sprigionato da questi immensi incendi erano visibili da diverse aree della Siberia orientale. Il fumo salendo di quota ha difatti oscurato temporaneamente la coltre celeste, creando un’atmosfera fosca fino all’estremo nord della Siberia. Solo in Jacuzia stanno bruciando circa 3 milioni di ettari di bosco, una superficie estesa grossomodo come la Sicilia. In quest’area della Siberia fino ad oggi non si era mai visto una tale quantità di incendi. Molti di questi incendi hanno un’origine naturale e sarebbero stati innescati da fulmini caduti sulla vegetazione resa secca dal gran caldo delle ultime settimane e dalle scarse precipitazioni cadute nell’area negli ultimi mesi.

PRI_78097370Secondo il WMO (World Meteorological Organization) i soli roghi del mese di giugno nelle zone artiche (quindi prima che scoppiasse questa emergenza) hanno emesso 50 milioni di anidrite carbonica in atmosfera. In pratica più degli incendi di giugno, tra il 2010 e il 2018, sommati insieme. È una quantità pari all’emissione di anidrite carbonica di un paese come la Svezia. Per gli incendi degli ultimi giorni la stima è già a 100 milioni di tonnellate. A bruciare non sono solo gli alberi, ma anche la torba, che è estremamente ricca di carbonio. Questo spiega perché si sia già arrivati a 100 milioni di tonnellate di anidrite carbonica emesse, ma è solo l’inizio. Questi incendi, oltre a essere così estesi, sono estremamente difficili da estinguere, pertanto potrebbero durare anche settimane, se non mesi. Se così fosse, il tonnellaggio di anidrite carbonica in atmosfera potrebbe raggiungere livelli inauditi per le regioni artiche.

1159514La prima difficoltà che stanno avendo le autorità russe è la distanza degli incendi, spesso a migliaia di chilometri dalle principali città, aspetto che rende “antieconomico” raggiungerli per spegnerli. Così vengono solamente monitorati. Per stessa ammissione del governo, non è conveniente ancora spostare personale in massa, perché le fiamme non minacciano centri abitati. Anche per questo, secondo fonti del governo russo, è stato dichiarato lo stato di emergenza in almeno cinque regioni: “La situazione più difficile è nella regione di Irkutsk, nel territorio di Krasnoyarsk, nella Repubblica di Jacuzia e in Buriazia” ha dichiarato Dmitry Nikolaevich Kobylkin, ministro delle Risorse naturali e dell’ambiente della Federazione Russa. Per far fronte alla situazione, sono stati inviati aerei, elicotteri e paracadutato personale per tentare di contenere le fiamme. Uno sforzo che finora non sembra dare risultati.

information_items_7597Il fumo però, sotto la spinta dei venti nei bassi strati, ha ammorbato l’aria nelle principali città della Siberia, tanto da velare di grigio la coltre celeste. Come a Krasnoyarsk, la terza città più grande della Siberia, o a Jakutsk, capitale della Repubblica della Jacuzia, dove gli abitanti comincino a sentire l’odore acre del fumo. Intanto nei prossimi giorni, il passaggio di una serie di sistemi frontali, che dall’altopiano della Siberia centrale si sposteranno verso la Jacuzia, sotto la spinta di un ramo principale del “getto polare” che dovrebbe rigenerarsi sopra la Siberia centrale (per l’intensificazione del “gradiente di geopotenziale” in quota fra il mar Glaciale Artico e l’Asia centrale), produrrà delle piogge e dei rovesci sparsi nelle aree colpite dai roghi. L’arrivo di queste precipitazioni, soprattutto fra domani e sabato, potrebbe aiutare le autorità russe a spegnere molti di questi incendi, ormai da giorni fuori controllo.

 

Bruciano le conifere della Siberia: il fumo si spinge fino all’Artico, si spera nella pioggia

 

Articolo di: Daniele Ingemi

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